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Immigrazione: legami familiari e diritto alla permanenza, la Cassazione chiarisce l’art. 8 CEDU applicato ai cittadini stranieri (sent. n. 35684/2023)

  • Immagine del redattore: Rachele Bordi
    Rachele Bordi
  • 1 nov
  • Tempo di lettura: 3 min

La sentenza n. 35684/2023 della Corte di Cassazione affronta un tema centrale nel diritto dell’immigrazione: il diritto alla permanenza in Italia dei cittadini stranieri che hanno legami familiari consolidati nel nostro Paese.Richiamando l’art. 8 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU), la Corte ha ribadito che la tutela della vita familiare e privata deve essere sempre bilanciata con l’interesse dello Stato al controllo dell’immigrazione, ma non può essere sacrificata automaticamente per ragioni burocratiche o formali.


Immigrazione: legami familiari e diritto alla permanenza, la Cassazione chiarisce l’art. 8 CEDU applicato ai cittadini stranieri (sent. n. 35684/2023)

Il caso concreto

Un cittadino extracomunitario, residente in Italia da oltre dieci anni, si era visto negare il rinnovo del permesso di soggiorno per irregolarità pregresse.Nel frattempo, l’uomo aveva formato una famiglia stabile con una cittadina italiana, con la quale aveva avuto due figli minori.Il provvedimento di espulsione era stato impugnato davanti al Tribunale competente, che però lo aveva confermato.La vicenda è giunta in Cassazione, dove il ricorrente ha invocato la violazione dell’art. 8 CEDU, chiedendo un bilanciamento tra le ragioni di ordine pubblico e il diritto alla vita familiare.


Il principio affermato dalla Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, affermando un principio di diritto destinato a orientare numerosi casi simili:

“Il giudice deve valutare, in concreto, la consistenza e la stabilità dei legami familiari e affettivi dello straniero in Italia, anche in presenza di pregresse irregolarità, bilanciando il diritto alla vita familiare con l’interesse pubblico al controllo dei flussi migratori.”

In altre parole, la presenza di una famiglia radicata in Italia può prevalere sul motivo formale di irregolarità amministrativa, se la permanenza dello straniero non costituisce un pericolo per la sicurezza pubblica.


Rilevanza dell’art. 8 CEDU

L’articolo 8 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo stabilisce che:

“Ogni persona ha diritto al rispetto della propria vita privata e familiare, del proprio domicilio e della propria corrispondenza.”

La Cassazione ha richiamato la giurisprudenza della Corte EDU, secondo la quale l’espulsione o il mancato rinnovo del permesso di soggiorno di uno straniero integrato in una famiglia costituisce una violazione della CEDU se non è sorretto da una valutazione proporzionata e individualizzata.


Criteri di valutazione del giudice

La Corte ha indicato alcuni parametri fondamentali che i giudici devono considerare nei casi di diniego o espulsione:

  • Durata della permanenza in Italia e grado di integrazione sociale e lavorativa;

  • Esistenza di un coniuge o di figli minori italiani o residenti in Italia;

  • Comportamento tenuto dallo straniero, inclusa l’assenza di condanne per reati gravi;

  • Effetti pregiudizievoli sui familiari, in particolare sui minori, in caso di espulsione.

Questi elementi devono essere valutati nel loro complesso, evitando approcci automatici o puramente formali.


Implicazioni pratiche della pronuncia

Questa sentenza ha effetti diretti sulla prassi amministrativa e giudiziaria:

  • Le Prefetture devono motivare in modo più approfondito i provvedimenti di espulsione o diniego, specie in presenza di legami familiari;

  • Gli stranieri che vivono in Italia con familiari italiani o regolari possono opporsi a un’espulsione invocando la violazione dell’art. 8 CEDU;

  • I giudici dovranno svolgere un esame concreto della situazione familiare, anche con riferimento all’interesse superiore dei minori.


Conclusioni

La Cassazione n. 35684/2023 rappresenta un passo importante verso una tutela più equilibrata dei diritti familiari degli stranieri in Italia.Il principio affermato consolida l’applicazione diretta dell’art. 8 CEDU nel diritto interno e rafforza la protezione della vita familiare contro decisioni amministrative troppo rigide o automatiche.


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