Quando cessa l’obbligo di mantenimento dei figli maggiorenni
- Rachele Bordi

- 24 ott
- Tempo di lettura: 2 min
In molti casi, l’obbligo di mantenimento verso i figli non termina automaticamente con il compimento della maggiore età.Il diritto italiano, infatti, tutela i giovani anche dopo i 18 anni, fino a quando non raggiungono una reale indipendenza economica.Ma quali sono i limiti di questo obbligo? E in quali casi può considerarsi cessato? Vediamo cosa prevede la legge e come si comportano i tribunali nelle situazioni più frequenti.

L’obbligo di mantenimento dopo la maggiore età
Il principio di base è che i genitori devono continuare a mantenere i figli maggiorenni se questi non sono ancora economicamente autosufficienti.Tale obbligo non si fonda più sulla potestà genitoriale, ma sul vincolo di solidarietà familiare previsto dall’art. 315-bis del Codice Civile.
Il mantenimento può riguardare:
le spese ordinarie (vitto, alloggio, istruzione, trasporti);
le spese straordinarie (università, cure mediche, corsi di formazione);
l’eventuale sostegno economico temporaneo fino all’ingresso nel mondo del lavoro.
Tuttavia, la legge prevede che tale obbligo non sia illimitato nel tempo: deve essere commisurato alla serietà e all’impegno del figlio nel costruire la propria autonomia.
Quando cessa l’obbligo di mantenimento
Il mantenimento può cessare in diverse circostanze, che variano in base al comportamento e alla situazione del figlio.
Può considerarsi cessato quando:
il figlio ha trovato un’occupazione stabile e retribuita;
il figlio non dimostra impegno nella ricerca di un lavoro o negli studi;
il figlio rifiuta opportunità lavorative congrue senza giustificato motivo;
il figlio convive stabilmente con un partner e forma un nuovo nucleo familiare.
In questi casi, il genitore può chiedere al tribunale di dichiarare la cessazione dell’obbligo o di ridurre l’importo del contributo.
Cosa succede in caso di separazione o divorzio
Quando i genitori sono separati o divorziati, l’obbligo di mantenimento verso i figli maggiorenni continua a gravare su entrambi, in misura proporzionale alle rispettive capacità economiche.
Il contributo può essere versato:
direttamente al figlio maggiorenne, se economicamente capace di gestirlo;
oppure attraverso il genitore convivente, se il figlio vive ancora con lui e non dispone di reddito proprio.
Se il figlio diventa indipendente, il genitore obbligato può presentare un’istanza di revoca dell’assegno di mantenimento presso il tribunale.
Il ruolo dei giudici e la giurisprudenza
La giurisprudenza italiana è costante nel sottolineare che il mantenimento non è eterno.Secondo le Corti di Cassazione, il figlio deve dimostrare un atteggiamento attivo e responsabile, impegnandosi nello studio o nella ricerca di un’occupazione coerente con il proprio percorso.
Allo stesso tempo, i giudici invitano i genitori a non interrompere il sostegno economico senza decisione giudiziale, per evitare il rischio di azioni legali da parte del figlio beneficiario.
Conclusioni
Il mantenimento dei figli maggiorenni richiede equilibrio e buon senso.Se da un lato i genitori devono garantire un aiuto concreto fino all’autonomia del figlio, dall’altro il giovane è tenuto a collaborare attivamente per costruire il proprio futuro.Ogni situazione va valutata con attenzione, tenendo conto delle reali condizioni economiche e personali delle parti coinvolte.
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