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Affido dei figli minori: l’età prescolare non giustifica automaticamente il collocamento esclusivo presso la madre (ordinanza n. 1486/2025)

  • Immagine del redattore: Rachele Bordi
    Rachele Bordi
  • 10 nov
  • Tempo di lettura: 2 min

Introduzione: il principio affermato dalla Cassazione

Con l’ordinanza n. 1486/2025, la Corte di Cassazione riafferma un principio fondamentale in materia di affidamento e collocamento dei figli minori: l’età tenera o prescolare non può, da sola, motivare il collocamento esclusivo presso la madre.La decisione richiama la necessità di valutare l’interesse concreto del minore, nonché la capacità genitoriale di entrambi i genitori, in un’ottica di equilibrio e di parità.


Affido dei figli minori: l’età prescolare non giustifica automaticamente il collocamento esclusivo presso la madre (ordinanza n. 1486/2025)

Il contesto giurisprudenziale

La Corte ha chiarito che la presunzione di maggior idoneità della madre nella cura dei figli piccoli non trova più fondamento nel diritto vigente.Tale idea, di origine culturale, deve cedere il passo a un approccio basato su:

  • la parità genitoriale;

  • il diritto del minore a mantenere un rapporto equilibrato e continuativo con entrambi i genitori;

  • la valutazione caso per caso delle capacità educative, affettive e relazionali di ciascun genitore.

La decisione, quindi, rappresenta un ulteriore passo verso l’effettività dell’affidamento condiviso, già sancito dalla legge n. 54/2006 e dalle successive modifiche.


Criteri per la decisione sul collocamento

Secondo la Cassazione, il giudice deve valutare una pluralità di elementi concreti, tra cui:

  • la disponibilità di tempo di ciascun genitore;

  • la stabilità abitativa e l’ambiente educativo offerto;

  • il legame affettivo e la qualità della relazione genitore-figlio;

  • la capacità di collaborazione genitoriale, elemento decisivo per il benessere del minore.

L’età del bambino è un fattore da considerare, ma non può essere determinante in modo esclusivo.


La pronuncia nel caso concreto

Nel caso oggetto dell’ordinanza, il Tribunale e la Corte d’appello avevano disposto il collocamento esclusivo del figlio di tre anni presso la madre, giustificandolo unicamente con la tenera età del minore.La Cassazione ha censurato questa impostazione, rilevando che i giudici di merito non avevano approfondito l’idoneità educativa e affettiva del padre, né valutato la possibilità di un collocamento alternato o di una più ampia frequentazione.

L’ordinanza richiama i giudici di merito a fondare le proprie decisioni su dati oggettivi e attuali, evitando automatismi basati su stereotipi di genere.


Conseguenze pratiche della decisione

Questa pronuncia rafforza il principio secondo cui il collocamento prevalente deve essere deciso nell’interesse del minore, e non in base a consuetudini sociali o generalizzazioni.Ciò significa che anche un padre può ottenere il collocamento del figlio piccolo, se dimostra di offrire:

  • un ambiente familiare stabile e sereno;

  • una presenza quotidiana nella vita del bambino;

  • un atteggiamento collaborativo verso l’altro genitore.


Cosa possono fare i genitori in caso di conflitto

In caso di separazione o divorzio, è essenziale raccogliere documentazione e testimonianze che dimostrino l’effettiva capacità genitoriale.Relazioni dei servizi sociali, consulenze tecniche e documentazione scolastica possono fare la differenza.Un avvocato esperto in diritto di famiglia può aiutarti a impostare una strategia mirata e tutelare il tuo ruolo di genitore.


Conclusione

L’ordinanza n. 1486/2025 segna un passaggio importante verso un diritto di famiglia più equo: la cura dei figli non è una prerogativa materna o paterna, ma un diritto e un dovere condiviso, sempre nell’ottica della centralità del minore.


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