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Divorzio e convivenza more uxorio: rilevanza del contributo economico del coniuge convivente nella quantificazione dell’assegno (sent. n. 35385/2023)

  • Immagine del redattore: Rachele Bordi
    Rachele Bordi
  • 7 nov
  • Tempo di lettura: 2 min

Il tema e la sentenza

La sentenza n. 35385/2023 della Corte di Cassazione torna sul nodo sensibile dell’assegno divorzile in presenza di una convivenza more uxorio del beneficiario. Il principio enunciato è netto: quando il coniuge beneficiario convive stabilmente con un nuovo partner che fornisce un contributo economico sostanziale, tale circostanza può incidere — e anche rilevantemente — sulla misura dell’assegno, fino alla sua riduzione o cessazione se viene a mancare il presupposto dell’esigenza economica.


Divorzio e convivenza more uxorio: rilevanza del contributo economico del coniuge convivente nella quantificazione dell’assegno (sent. n. 35385/2023)

Qual è il criterio giuridico principale

La giurisprudenza recente (confermando l’orientamento delle Sezioni Unite del 2018 e sviluppi successivi) interpreta l’assegno divorzile come misura con funzione prevalentemente assistenziale e compensativa. Non è un diritto incondizionato: ha senso quando sussiste una disparità economica effettiva e duratura tra gli ex coniugi.

La convivenza more uxorio del beneficiario è rilevante nella misura in cui:

  • comporta una condivisione di spese e di risorse (abitazione, utenze, acquisti, contribuzioni familiari);

  • il partner convivente sostiene stabilmente il tenore di vita dell’ex coniuge (non si tratta di aiuti occasionali);

  • la relazione è stabile e duratura, non meramente occasionale o temporanea.

Se questi elementi risultano dimostrati, il giudice può riconsiderare la sussistenza e la misura dell’assegno.


Prova del contributo economico: cosa conta in giudizio

L’onere della prova grava sull’obbligato che chiede la revisione o la cessazione. È necessario produrre documenti che dimostrino concretamente la partecipazione economica del convivente, ad esempio:

  • estratti conti bancari che evidenzino bonifici regolari o spese comuni;

  • contratti di locazione/utenze intestate al convivente o cointestate;

  • dichiarazioni fiscali che mostrino redditi e eventuali assegni di mantenimento non più necessari;

  • testimoniali e documentazione fotografica o contrattuale che dimostrino la stabile convivenza.

Il giudice valuta la qualità e la continuità del contributo: un aiuto saltuario non è sufficiente.


Effetti pratici e valutazione del giudice

In concreto, la valutazione è caso per caso. Il magistrato terrà conto della durata del rapporto, della sua natura (affettiva e patrimoniale), dell’effettiva incidenza sul tenore di vita dell’ex coniuge e della possibile riorganizzazione economica del nucleo convivente.

Possibili esiti:

  • riduzione dell’assegno proporzionale all’apporto economico della nuova convivenza;

  • cessazione dell’assegno se il beneficiario è pienamente autosufficiente;

  • conferma dell’assegno, se il contributo è ritenuto insufficiente o marginale.


Consigli pratici

Se sei nella posizione di chi versa l’assegno e sospetti una convivenza stabile del beneficiario, raccogli subito documentazione fattuale. Se invece ricevi l’assegno e convivi con un partner, valuta i rischi di revisione e conserva prove della eventuale stabilità economica che giustifichi la tua posizione.


Conclusione

La Cassazione con la sent. n. 35385/2023 chiarisce che la convivenza more uxorio può incidere concretamente sull’assegno divorzile quando comporti un contributo economico stabile: il principio è la tutela dell’equilibrio e della proporzionalità tra le parti.


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