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Assegno divorzile all’ex marito: la Cassazione tutela chi rinuncia alla carriera per la famiglia

  • Immagine del redattore: Rachele Bordi
    Rachele Bordi
  • 18 nov
  • Tempo di lettura: 2 min

Un uomo che ha lasciato un lavoro ben retribuito e una carriera avviata per dedicarsi alla cura del figlio invalido e alla gestione della casa familiare ha diritto all’assegno divorzile. La Cassazione, con la sentenza n. 26890 del 13 settembre 2022, ribadisce che anche per l’ex marito valgono i medesimi criteri riconosciuti alle donne: il parametro centrale resta il tenore di vita goduto durante il matrimonio, soprattutto quando il coniuge più debole ha sacrificato opportunità professionali per occuparsi della famiglia.

Questa pronuncia si inserisce in un filone ormai consolidato, che riconosce piena dignità economica al lavoro domestico e di cura, indipendentemente dal genere del coniuge che lo svolge.


Assegno divorzile all’ex marito: la Cassazione tutela chi rinuncia alla carriera per la famiglia

Il principio: il tenore di vita conta anche per il marito

Nel caso concreto, l’uomo aveva:

  • un’ottima formazione professionale,

  • un impiego stabile e retribuito,

  • una carriera in crescita.

Eppure, aveva deciso di abbandonare la vita lavorativa per occuparsi del figlio non autosufficiente e della gestione della casa coniugale, acquistata grazie alle risorse economiche della moglie.

I giudici osservano che questa scelta – condivisa all’interno del matrimonio – aveva prodotto un profondo squilibrio economico dopo la separazione:

  • la moglie aveva continuato a godere di risorse ingenti;

  • l’uomo, invece, aveva subito un forte ridimensionamento economico e abitativo.

Per questo, limitare l’assegno a una cifra sufficiente solo a garantirgli una casa e un dignitoso sostentamento sarebbe stato illogico e giuridicamente errato.


Perché il lavoro di cura incide sul diritto all’assegno

La Cassazione ribadisce un concetto chiave:il coniuge che rinuncia a lavoro e carriera per dedicarsi alla famiglia compie un investimento relazionale che va tutelato anche dopo la fine del matrimonio.

Questo vale:

  • per le donne (come storicamente riconosciuto),

  • ma anche per gli uomini, quando assumono il ruolo di caregiver.

Il lavoro domestico e familiare, infatti:

  1. produce un arricchimento per l’altro coniuge, perché gli permette di proseguire serenamente la propria carriera;

  2. genera un impoverimento per chi lo svolge, che perde opportunità, reddito e possibilità di reinserimento lavorativo.

È proprio questo squilibrio che l’assegno divorzile mira a compensare.


Cosa cambia per la quantificazione dell’assegno

La Corte chiarisce che l’importo deve essere tale da:

  • avvicinare il più possibile il tenore di vita dell’uomo a quello goduto in costanza di matrimonio;

  • evitare che il sacrificio di cura ricada interamente su di lui;

  • riequilibrare una situazione economica divergente, aggravata dalla scelta familiare condivisa.

Non basta, quindi, garantire la mera sopravvivenza: l’assegno ha anche una funzione compensativo-perequativa.


Se stai affrontando un divorzio e temi che le tue scelte familiari possano averti penalizzato economicamente, posso aiutarti a far valere i tuoi diritti. Raccontami la tua situazione: analizzeremo insieme quali tutele puoi ottenere e come difendere al meglio la tua posizione.

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