Sfratto per la nipote della legittima assegnataria: quando manca il titolo per restare nell’alloggio popolare
- Rachele Bordi

- 22 nov
- Tempo di lettura: 2 min
La recente ordinanza n. 28897 dell’11 novembre 2024 della Cassazione chiarisce un punto spesso frainteso nei rapporti di assegnazione degli alloggi di edilizia residenziale pubblica (ERP): non basta convivere con l’assegnatario per subentrare nel contratto.
Molte persone danno per scontato che la coabitazione crei automaticamente un “diritto alla casa”, ma questa è una semplificazione che porta fuori strada. I giudici, infatti, ricordano che la voltura del rapporto di assegnazione richiede prove precise, non mere presunzioni o convivenze informali.

Perché la nipote non può restare nell’alloggio: il punto critico
Il cuore della decisione riguarda un aspetto tecnico ma decisivo:la donna non ha dimostrato la stabile e legittima occupazione dell’alloggio, requisito indispensabile per ottenere la voltura dell’assegnazione dopo la morte della zia.
Molti potrebbero obiettare che anni di convivenza dovrebbero bastare, ma i giudici sono netti:
la mera coabitazione non crea un diritto;
il presupposto essenziale è l’inserimento nel nucleo familiare riconosciuto dall’ente pubblico, inserimento che deve risultare da una domanda tempestiva e da un provvedimento formale di accoglimento.
Dal punto di vista logico è coerente: se bastasse convivere, il sistema ERP sarebbe esposto a pratiche elusive e trasferimenti non controllati del bene pubblico.
Il principio generale: lo sfratto è un atto di autotutela patrimoniale
La Cassazione riprende un concetto che spesso viene ignorato in queste controversie.Quando un Comune ordina il rilascio di un alloggio popolare occupato senza titolo, non sta applicando una procedura amministrativa vincolata, ma sta esercitando una forma di autotutela della proprietà pubblica.
Questo significa che:
l’ente può agire in modo più rapido per liberare l’immobile;
la diffida di rilascio entro quindici giorni non è un vincolo di legittimità, ma una facoltà;
l'atto di rilascio resta legittimo anche se il procedimento non segue tutte le formalità tipiche di un iter amministrativo classico.
Molti ritengono che mancanze procedurali possano invalidare lo sfratto, ma la Cassazione conferma che in questi casi il parametro è più snello, perché la priorità è tutelare il patrimonio pubblico.
La valutazione dei giudici: cosa è mancato davvero?
Il ragionamento degli Ermellini smonta una convinzione diffusa: “abitare insieme fa famiglia”.In realtà, per l’ERP, “nucleo familiare” significa:
domanda di inserimento tempestiva;
provvedimento formale di ricognizione dell’ente;
continuità e stabilità dell’occupazione documentata.
La donna, non avendo dimostrato nulla di tutto ciò, è risultata un’occupante senza titolo. Da qui la legittimità dello sfratto.
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